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Ok, il prezzo è giusto!

mano-ok.jpgOgni tanto le polemiche sul costo della pizza ritornano. E ritornano più velocemente quando i soldi son pochi e la crisi continua ad insistere e a persistere. Poi, per quanto riguarda ristoranti e pizzerie, negli ultimi tempi le polemiche sono ancora più ridondanti perché si calunnia che oltre a far pagare molto le portante, la categoria dei ristoratori e pizzaioli sia un covo di accaniti evasori fiscali. Pericolosi delinquenti che somigliano a quel tizio che esce in televisione, ultimo inquietante soggetto di una lunga sequenza di immagini di altrettanto inquietanti insetti della cui esistenza non avevamo il piacere di sapere.
Che faccia trucida quel tizio! Non potremmo minimamente immaginare che chi si occupa di ristorazione abbia simili connotati. Infatti delle migliaia di operatori che abbiamo il piacere di conoscere nessuno somiglia all’insetto umano che fanno vedere nello spot anti evasione di cui parliamo.
Comunque, lasciamo stare, anche perché alla polemica sui tanto presunti evasori abbiamo già risposto dalle colonne di questa rivista nelle precedenti pubblicazioni e non è il caso di andare a rinfocolare la questione. Speriamo soltanto che questo governo di professoroni, che sino a questo momento non ha saputo far altro che infarcire l’Italia e gli italiani di tasse e sacrifici, non compia, relativamente ai locali della ristorazione, qualche altro misfatto.

A tale proposito ci fa non poca paura l’ideona che circolava qualche tempo fa per scoraggiare i presunti evasori: ovvero quella di apporre sulle vetrine dei locali che sono risultati in regola ai controllo di ricevute, scontrini e contabilità, una sorta di adesivo, un marchio che asserisse che quel locale è uno di quelli che paga le tasse.
Assolutamente geniale, potremmo dire. Ma allora, tutti coloro che non hanno il bollino, magari perché non sono stati controllati, oppure se controllati colpevoli di qualche inadempienza?
Che facciamo con costoro? Li marchiamo tutti come evasori?
Lasciamo stare anche questa trovatona che non ha bisogno di ulteriori commenti e torniamo lì dove siamo partiti: la polemica sul prezzo della pizza.
Abbiamo riscontrato diverse considerazioni da parte dei nostri lettori che lamentano il fatto che negli ultimi tempi, complice appunto la crisi, i clienti trovano da ridire sul costo della pizza. Tre, cinque, dieci, quindici e perché no, anche venti euro: in Italia ne trovi di tutti i prezzi e ce n’è per tutti i gusti. Ma grazie a Dio il prezzo della pizza non è un reato: ognuno in funzione del mercato e della piazza in cui opera, dei costi di gestione e delle scelte che compie anche in termini di qualità, si regola come gli pare. La libertà avrà pure i suoi vantaggi. O no?
Anche perché, sempre parlando di libertà, il cliente è libero, assolutamente libero, di fare le sue scelte e spendere i suoi soldi lì dove trova più soddisfazione di gusto e di prezzo.
Sul punto abbiamo raccolto e condiviso l’opinione di Giorgio Meriggi da Pavia che ci dice: «Pizza con il prosciutto? Si, ma quale prosciutto? Quando il cliente obietta sul prezzo bisogna ricordare, parlando per esempio di prosciutto, che ci sono almeno cinque diverse tipologie, con svariati livelli qualitativi, che vanno dal medio all’eccellente. Quanti clienti sanno quale prosciutto c’è sulla pizza? Una volta selezionati i prodotti, dunque, è necessario sapere comunicare efficacemente il valore, in questo modo il prezzo si giustifica, e diventa giusto».


05/07/2012

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